Dichiarazione di voto finale
Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, il provvedimento che voteremo oggi in quest'Aula parlamentare sulla riduzione dei termini e sulla semplificazione delle procedure per arrivare al divorzio è la conclusione di un percorso che è iniziato molti anni fa. Il testo che prevede la riduzione da tre ad un anno del termine per la proposizione della domanda di divorzio in caso di separazione giudiziale e a sei mesi per quella consensuale e che anticipa anche il momento dello scioglimento della comunione legale tra i coniugi ha avuto in questa legislatura un cammino celere e condiviso tra le forze politiche.
Voglio sottolineare questi due aspetti, della celerità e della condivisione che, peraltro, saluto con grande soddisfazione, da parte del MoVimento 5 Stelle che per la prima volta ha espresso la volontà di collaborare su qualcosa con questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Infatti, il primo progetto di legge che prevedeva la riduzione dei termini per la domanda di divorzio risale al 2003 e ci sono voluti ben undici anni per arrivare ad un accordo tra le forze politiche per la prima approvazione da parte di questo ramo del Parlamento. E lo facciamo nell'anno in cui si celebrano i quarant'anni dal referendum sul divorzio quando le italiane e gli italiani vinsero una grande battaglia di civiltà attraverso una mobilitazione straordinaria e trasversale tra le forze politiche e sociali del Paese, in una grande alleanza per i diritti e le libertà delle persone. Quella battaglia ci ha insegnato che il primo compito della politica è quello di prendere atto dei cambiamenti della società e di saper dare risposte adeguate a quei cambiamenti. Ed oggi come allora non possiamo sottrarci a questo fondamentale compito.
Con questo provvedimento oggi noi finalmente colmiamo un vuoto della politica e di fatto riconosciamo, senza naturalmente darne un giudizio positivo o negativo, come la società sia cambiata nel tempo e come si siano trasformati i rapporti familiari. Abbiamo perciò il dovere di fornire gli strumenti affinché questi cambiamenti avvengano nella maniera più serena ed indolore possibile e ponendo sempre al centro della nostra azione la tutela della famiglia.
Potrebbe sembrare contraddittorio parlare di tutela della famiglia in un provvedimento che prevede la riduzione dei termini per la domanda di divorzio. Al contrario, questo provvedimento muove proprio dal presupposto che la salvaguardia della famiglia parte proprio dal fatto che essa deve sopravvivere anche nel caso in cui non vi sia più la condivisione dell'affetto tra i coniugi, e cercherò di spiegare brevemente il perché.
La ratio che ispira questo provvedimento risiede nella presa d'atto che la lunghezza del contenzioso sia un grave danno per i rapporti familiari e lo sia soprattutto laddove vi siano dei figli. Il periodo di tre anni previsto attualmente dalla legge ha creato enormi costi sociali, oltre che di natura economica, per le famiglie e per lo Stato. È bene che ci diciamo tra di noi, inoltre, che nella stragrande maggioranza dei casi chi si rivolge al tribunale per una separazione o per il divorzio non lo fa mai a cuor leggero e soprattutto lo fa, spesso, dopo lunghi periodi di tempo in cui si è tentato in ogni modo di salvare il rapporto di coppia.
Dicevo, i costi sociali, che sono rappresentati dalle tensioni e dalle sofferenze che si creano nelle famiglie, hanno come vittime principalmente i figli, spesso utilizzati purtroppo anche come strumento di ricatto tra i coniugi: i figli – vorrei ricordarlo ad alcuni colleghi – che sono l'unica parte debole della crisi familiare, e non le donne, come qualcuno ha provato a dire in quest'Aula. E non nascondiamoci neppure che in molti casi situazioni di conflittualità di questo tipo generano violenza, quella violenza domestica che può assumere il carattere della violenza psicologica, economica e finanche fisica, di cui quest'Aula si è occupata solo qualche mese fa con importanti modifiche normative che stanno cominciando a produrre effetti positivi. Per questo credo che la riduzione dei tempi del divorzio riduca anche le conflittualità tra i coniugi e di conseguenza diminuisca anche le sofferenze per i figli, incentivando, invece, la cultura della condivisione anche nelle situazioni di crisi della famiglia. Occorre, però, in questo senso, garantire ai bambini e alle bambine il mantenimento di relazioni regolari con entrambi i genitori, da cui debbono ricevere cure, affetto, educazione, istruzione, attraverso anche il potenziamento dei servizi di mediazione familiare finalizzati a preservare i figli da rancori e vendette di coppia, oltre che sostenere l'eventuale passaggio verso una famiglia che si sta ricostituendo.
Sono fermamente convinta, signor Presidente, che l'unità e la stabilità della famiglia – che sono per noi un valore – non si tutelino attraverso un legame forzoso temporale stabilito dalla legge, ma debbono fondarsi su altro.
In questi giorni di discussione sul provvedimento sono andato a rivedere i lavori del Parlamento del 1969 e ho trovato l'intervento di una grande donna, Nilde Iotti, che oltre ad essere di una attualità sconcertante, credo colga il senso profondo della natura e del fondamento della famiglia.
L'onorevole Iotti, durante la discussione in quest'Aula sul divorzio, disse: A noi pare che ciò che nel mondo moderno spinge le persone al matrimonio ed alla formazione della famiglia, ciò che rende morale nella coscienza popolare la formazione della famiglia, sia in primo l'esistenza dei sentimenti. Questo e non altro è il motivo che spinge ogni uomo ed una donna a contrarre matrimonio ed a costituire una famiglia. Certo, quando parliamo di sentimenti, noi non parliamo di qualcosa di fragile. Noi parliamo di sentimenti che investono profondamente la personalità dell'individuo, che giungono ad essere parte della sua razionalità, per cui il dono totale di se stessi, che è alla base del matrimonio, diviene ad un tempo affermazione e conquista di se stessi. Questa, io credo, è oggi la base morale del matrimonio. Non crediamo pertanto che i sentimenti costituiscano una base troppo fragile per la costituzione di una famiglia; al contrario, si tratta di qualche cosa che nel mondo moderno si afferma di pari passo con l'affermarsi della libertà degli uomini.
Come l'onorevole Iotti, anche io credo che l'unità e la stabilità della famiglia abbiano il loro fondamento nell'esistenza di un legame affettivo forte, vero, profondo tra le persone, che non può certamente essere sostituito da un vincolo temporale previsto dalla legge. Non esiste nessuna legge in grado di sostituirsi ai sentimenti delle persone, in grado di sostituirsi all'amore.
Onorevoli colleghi, sappiamo di muoverci su un terreno delicato. La questione della famiglia, dei suoi contenuti, di ciò che deve essere investe molto da vicino il modo di essere più personale di tutti noi: è per questo che si tratta di temi estremamente delicati, di problemi difficili da affrontare. Noi siamo ben consapevoli che ci muoviamo su un terreno delicato, tuttavia, credo che anche su questo terreno dobbiamo riconoscere che molto, moltissimo è cambiato anche in Italia e che la politica deve assumersi la responsabilità di guidare oggi questi processi.
Signor Presidente, oggi finalmente iniziamo un percorso importante per il nostro Paese, che sul piano dei diritti civili ci vede, purtroppo, rispetto alle altre nazioni europee molto distanti. Dal confronto con gli altri Paesi europei, in cui le procedure sono molto più snelle ed i tempi più brevi, è evidente che l'Italia segna gravemente il passo anche su questa materia. Ed oggi che il Partito Democratico ha la delegazione più numerosa del Parlamento europeo all'interno del PSE, questo provvedimento è ancora più importante.
L'Italia ha vissuto stagioni di grandi battaglie civili e di mobilitazione sociale sfociate in provvedimenti importantissimi. Oggi quel momento di grande mobilitazione sociale sembra lontano anche e, soprattutto, per le condizioni economiche in cui versa il Paese. Ma io credo che ci siano, invece, le condizioni perché questo Parlamento, così fortemente rinnovato per la presenza di giovani e anche di tante donne, possa dare le risposte che i nostri cittadini attendono.
Il Partito Democratico sta inaugurando una grande stagione di riforme ed anche sul piano delle trasformazioni sociali e dei diritti delle persone crediamo che in questa legislatura si possano finalmente dare le risposte che non abbiamo dato in questi anni: anni in cui non si è fatta una vera politica per le famiglie, per tutte le famiglie; anni in cui sono mancati la volontà e il coraggio di affrontare alcune questioni decisive, come le unioni civili, le adozioni nazionali e internazionali, una seria riforma della giustizia minorile in ambito familiare; non si sono incentivate in alcun modo le politiche di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e, soprattutto, non si è modificata la legge n. 40 sulla procreazione assistita, smontata, pezzo a pezzo, dalla Corte costituzionale. Il Partito Democratico – e concludo – è portatore ed interprete delle trasformazioni sociali del Paese, caro onorevole Bonafede, ed oggi con questo provvedimento stiamo compiendo un altro passo verso il riconoscimento di questi diritti. Per questo, esprimo il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico.